Una donna
Sibilla Aleramo si racconta nel romanzo intitolato "Una donna". Da piccola passava tutto il tempo presso l'azienda di famiglia. Era legatissima al padre, per lui provava un profondo rispetto e amore incondizionato. Anche l'uomo ricambiava: insegnava alla figlia a far di conto e le affidava piccole mansioni. Tutto questo accadeva sul finire dell'Ottocento, un periodo in cui di certo la società era patriarcale e le donne, molto spesso, lasciate ai margini, non considerate. Della sua adolescenza invece ha dei ricordi molto dolorosi e traumatici: la madre, che appariva sempre nella sua memoria come una figura evanescente, tentò il suicidio. Più avanti, con gli anni, si comprese che la donna tentò quel gesto perché infelice della vita che conduceva, avendo scoperto i continui tradimenti del marito. Verso i sedici anni, Sibilla subì delle molestie da parte di un operaio del padre e fu costretta, pochi mesi dopo, a sposarlo. In un primo momento si era convinta di amarlo, di voler essere per lui la moglie ideale. La realtà si rivelò invece ben diversa. Costretta a stare a casa, le era negato il lavoro, controllata a vista dai suoi nuovi parenti. Quell'ambiente di provincia risultava soffocante , come un vero e proprio carcere. Diede alla luce un bambino, lo amava, lo accudiva come fosse la cosa più preziosa al mondo. Allo steso tempo sentiva comunque il bisogno di evadere, staccare da quel mondo bigotto e chiuso. Iniziò a frequentare ambienti mondani, personaggi di spicco, innamorandosi perfino di un giovane. Questo episodio arrivò all'orecchio del marito, scatenando in lui ira e violenza verso la moglie. Dopo tutta questa sofferenza, questo silenzio, Sibilla trovò finalmente il coraggio che la portò ad una scelta difficile...
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