L' Apolide
Sergio
Giannitelli, analista e scrittore, nel suo romanzo L'Apolide
ripercorre i luoghi da lui vissuti, luoghi
sia fisici che mentali, della sua infanzia, del suo passato, sentendo
il bisogno di rivivere dei ricordi talvolta anche traumatici.
Vive
a Roma, la sua vita è fatta di lavoro, giornate intere passate in
laboratorio. Tutti i giorni, affacciandosi dalla finestra, vede un
uomo, sembra conoscerlo, vorrebbe seguirlo e fermarlo per chiedergli
chi è ma non trova il coraggio. Girando per la città i suoi
pensieri si posano su eventi del passato. Ricorda che da bambino ci
si riuniva con tutta la famiglia in case di campagna e un dettaglio
affiora nella sua mente, quella dell'uccisione del maiale. Vivida si
fa l'immagine di un uomo, il guardiano dei terreni di suo padre. Questi
si era innamorato di una ragazza del circo, aveva tentato di
conquistarla ma invano. Lei parte all'improvviso, perdendola
definitivamente.
Oltre
al solito lavoro inizia a dedicarsi, sempre chiuso nel suo studio, a
una lettura. Entra nella storia di un soldato che durante la seconda
guerra mondiale perse le tracce della fidanzata ebrea.Tutti i giorni
i due si scambiavano lettere, aggiornandosi costantemente sulla loro
condizione. Lui un giorno decide di fare una mezza pazzia: scappare e
portare via anche lei. A Roma però ci arriva troppo tardi: scopre
che i tedeschi avevano già prelevato sia lei che la sua famiglia. I
pensieri vanno così alla Capitale, una città distrutta dalla
guerra, vuota, senz'anima.
Un
altro ricordo affiora alla mente:anni indietro scoprì di un
tradimento, ma in merito ha ricordi confusi e sfocati dal tempo.
Forse la madre aveva tradito il padre con uno sconosciuto o forse era
il padre ad aver tradito sua madre con la zia. Da questo evento lui
stesso si sentì tradito e decise di andar via di casa. Solo ora
riesce a raccontarlo alla sua compagna, Clara, ora che sta per
nascere loro figlio e lui sente il bisogno di riscoprire le proprie radici.
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